Addio a Venezia
al pesce che abbocca all’amo
la balena che spancia l’acqua
nei giorni di scirocco.
Addio ai passi veloci
dei primi rientri umidi
alla muffa che odora le scale
e le canne fumarie.
Addio alle mattine cieche
di fischi e manovre a dritta
soffocati dalla nebbia
al salmastro misto
di gasolio e caffè
nero.
Addio a San Piero in volta
come bucato steso
a San Michele
che galleggia
silenzioso.
Addio ai bagliori bassi
ai campanili storti alle calli
ingrumate
alle girandole lanciate in aria
ai gondolieri cortigiani
a terra
alla merda di cani
senza giardini
ai bambini
senza automobili
alle bestemmie
ai santi in dialetto
al Patriarca e a San Martino
di biscotto
agli ultimi
due ponti senza sponde
e ai due votivi.
Addio all’Ospite
altera
che non riconoscerà
il mio equilibrio
già più incerto
tra una riva e l’altra.
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Addio a Venezia
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